Non sparate sulla scuola by Gianna Fregonara

Non sparate sulla scuola by Gianna Fregonara

autore:Gianna Fregonara [Fregonara, Gianna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


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La lezione a rotelle

Perché certe storie sono (in)finite

Che cosa c’entrano i banchi a rotelle con la filosofia tedesca? C’entrano. Perché a suo modo l’assurda vicenda delle 400.000 «sedute innovative» fornite alle scuole nel 2020 durante l’emergenza Covid è un esempio di eterogenesi dei fini, una di quelle azioni che producono un effetto opposto a quello che ci si era prefissato. Costate ai contribuenti quasi cento milioni di euro, dovevano sostituire una parte dei vecchi banchi doppi in legno che non garantivano il distanziamento in classe.

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sperava così di lasciare anche un’impronta vagamente innovativa nelle scuole italiane. Ma i banchi, arrivati in ritardo, si rivelarono doppiamente inutili: quaderni e appunti per la lezione tradizionale non stavano nel ridottissimo piano d’appoggio, e le sedute erano inadatte ai bambini più piccoli. E comunque non garantivano il distanziamento fra le «rime buccali» degli studenti (come dimenticare la prosa alata dei dispacci in tempo d’emergenza?) perché le rotelle, come è ovvio, servono per muoversi.

Alcuni presidi, che li avevano in uso da anni, provarono invano a spiegarlo: questi banchi si utilizzano per lavorare in gruppo – quindi a distanza ravvicinata – quando si fanno attività alternative alla lezione tradizionale. Tutto inutile: quelle sedie coloratissime e semoventi erano state accolte sin dal principio con scetticismo e ironia. Il video postato su TikTok di un gruppo di studenti che giocavano agli autoscontri in classe fece il resto. I banchi finirono ammonticchiati nei cortili a prendere polvere in attesa di essere rottamati.

E così si rimediò a uno sbaglio con un altro sbaglio, perché si perse l’occasione per avviare finalmente un ripensamento degli spazi e del modo di fare scuola, e per rimettere in discussione il modello della lezione frontale con la cattedra da una parte, i banchi dall’altra e in mezzo il più delle volte il golfo mistico della noia.

Perfino la Dad, invece di sfruttare fino in fondo tutte le potenzialità di Teams, Meet, Zoom e delle altre piattaforme di collaborazione (si chiamano così), ha finito per ridursi a una lezione a distanza con tutti i limiti, amplificati, della lezione ex cathedra. A partire da quello principale: la difficoltà di tenere desta l’attenzione dei ragazzi oltre un certo limite di tempo. A casa, appena potevano, spegnevano il video e accendevano la PlayStation. In classe, dopo un po’, spengono il cervello o, come dice il pedagogista Daniele Novara, adottano la tecnica dello «sguardo catatonico: si concentrano sull’insegnante senza minimamente ascoltarlo».

Oggi, grazie ai progressi nelle neuroscienze, sappiamo che la capacità di concentrazione soprattutto nei più giovani è limitata nel tempo e ha bisogno di pause. «La soglia di attenzione è di 40-45 minuti, per questo converrebbe osservare 15 minuti di pausa tra una lezione e l’altra», ha spiegato Roberto Dell’Acqua, docente di Psicologia dello sviluppo a Padova. La curva raggiunge l’apice dopo 10 minuti, scende nei successivi 20, per poi riprendere a salire dopo circa mezz’ora dall’inizio della lezione. «Pensiamo a una classe di bambini di 10 anni, in un ambiente in cui i fattori di disturbo



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